A Talamone, frazione del più noto comune toscano di Orbetello, si è sviluppato un progetto unico nel suo genere, almeno per quanto riguarda le coste della nostra penisola: La Casa dei Pesci, un museo sottomarino contenente circa 40 sculture.
L’organizzazione non profit, che in questi giorni ha catturato l’attenzione generale, nasce da un’idea di Paolo Fanciulli nel 2006. In quell’anno, insieme a diverse associazioni ambientaliste e alla Regione Toscana, l’uomo si attiva per calare sul fondo del Mediterraneo grosse bitte di cemento, un primo deterrente alla pesca a strascico.
L’iniziativa, grazie al suo successo, attira fin da subito le attenzioni dei media su Fanciulli, che si trova a fare però i conti con un’ulteriore realtà, quella della mafia locale. È, infatti, la malavita grossetana che si attiva per impedirgli di continuare la sua attività da pescatore, sperando di far desistere – seppur senza successo – l’uomo.
Fanciulli, che fin da ragazzo pesca in quelle zone, inizia a opporsi a questa pratica già negli anni ‘80 a causa degli evidenti effetti negativi non solo sul fondale marino ma anche sui piccoli pescatori locali. Proprio per questa ragione, piuttosto che rinunciare al suo obiettivo, insieme all’amico Ippolito Turco, attuale presidente de La Casa dei Pesci, ampliano ulteriormente il loro progetto. Con la speranza di attirare maggiore attenzione ed estendersi oltre le coste di Talomone, i due decidono di includere nell’iniziativa una serie di artisti disposti a creare delle sculture da posizionare sul fondale.
Per riuscire nella loro impresa, si rivolgono in primo luogo alle cave di Carrara, nella speranza di ottenere alcuni blocchi ma, ben oltre le loro iniziali speranze, Franco Barattini, alla guida della famosa cava Michelangelo, ne dona all’organizzazione ben cento.
Da quel momento una serie di scultori, tra cui la britannica Emily Young e gli italiani Massimo Catalani, Giorgio Butini, Massimo Lippi e Lea Monetti, come anche altri nomi nazionali ed internazionali, iniziano a realizzare le opere. Oggi se ne contano 40 concluse e altre 12 attualmente in attesa di raggiungere i fondali – che è possibile visitare tramite immersioni solitarie o organizzate.
ll progetto vuole ispirare la Penisola. La pesca a strascico, pratica che in Italia è illegale entro tre miglia dalla costa o laddove la batimetria è superiore a 50 metri, è infatti tra le pesche più dannose per l’ecosistema poiché danneggiando il fondale ne mette a repentaglio la biodiversità.
Ad esempio, specie come la Posidonia Oceanica, pianta marina indispensabile per la vita di moltissime specie e in grado di assorbire 15 volte il quantitativo di anidride carbonica assorbito da un’area della stessa dimensione della foresta Amazzonica, continuano a essere devastate da questa pratica e difficilmente torneranno ad accrescere la loro diffusione.
Per questo progetti come La Casa dei Pesci, congiunti in una collaborazione diffusa tra pescatori, cittadini e industrie, potranno nel lungo periodo lavorare per la salute dei mari e il ripopolamento dei loro fondali.