OASII 23: Il Primo Osservatorio sui Fondi del PNRR nel Settore Idrico Integrato

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Il 05 dicembre 2023, a partire dalle 9.00 e fino alle 16.00, nel Castello di Sermoneta si svolgerà la prima edizione di OASIIOsservatorio Acque dei Sistemi Idrici Integrati.

L’evento, ideato e organizzato da Egato 4 Lazio Meridionale – Latina in collaborazione con Associazione Idrotecnica Italia e Servizi a Rete, vedrà la partecipazione di una platea di esperti del settore idrico, ambientale e infrastrutturale, oltreché figure istituzionali locali e nazionali.

OASII 23si porrà l’obiettivo di affrontare uno dei temi più discussi del post pandemia: la gestione dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). In particolare, dopo circa due anni dalla trasmissione di questi da parte dell’Unione Europea, il convegno avrà lo scopo di illustrare come siano stati distribuiti, gestiti e implementati per innovare il Servizio Idrico Integrato (S.I.I.).

Nel corso dell’evento verrà illustrato lo stato attuale di avanzamento dei lavori (in particolare per ciò che coinvolge Centro e Sud d’Italia), soffermandosi sulle scelte tecnologiche fatte ad oggi. Inoltre, gli Enti di gestione dei S.I.I territoriali, nel dettaglio Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia, esporranno le loro esperienze, soffermandosi sia sugli obiettivi ad oggi raggiunti, che sulle criticità riscontrate.

“L’evento vuole, nell’immediato, stimolare un confronto che permetta non solo di comprendere appieno lo stato attuale delle cose sui diversi territori, ma anche di pensare a nuove soluzioni – afferma Gerardo Stefanelli, Presidente di Egato 4 –. Nel lungo termine, l’obiettivo di OASII sarà quello di trasformarsi in un Osservatorio permanente che raccolga e confronti i dati riguardanti lo stato di avanzamento infrastrutturale e tecnologico del S.I.I, andando a creare una vera e propria rete territoriale. Con Egato 4 abbiamo fortemente creduto nel progetto e siamo certi che servirà tanto agli enti locali per la costruzione di un network di ampia scala, quanto ai cittadini che potranno scoprire di più e rimanere aggiornati sull’utilizzo dei fondi”.

La giornata avrà inizio con i saluti istituzionali, che introdurranno ai diversi panel della giornata. Dalle 10:30 avranno inizio gli interventi: a cominciare dal Global Water Evolution attuato nel Lazio Meridionale, verranno raccontati e analizzati i progetti predisposti per Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata. Dalle 15:00 un tavolo di confronto tra gli esperti e i rappresentati istituzionali delle diverse regioni coinvolte.

L’evento riconoscerà 3 CFP agli ingegneri che ne prenderanno parte.

Per la sua prima edizione, OASII sarà patrocinato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dal Consiglio Regionale Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Latina, dal Gestore Acqualatina S.p.A., dalle Associazioni Arpalazio e ANBI Lazio, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Latina e da Confservizi Lazio.

Per consultare il programma e iscriversi all’evento visitare la pagina OASII 23 su questo sito.

Art4Sea: la consapevolezza attraverso l’arte

Art4Sea

Art4Sea è un progetto nato a febbraio 2022 nell’ambito dei finanziamenti europei del Programma Creative Europe (CREA), che promuove l’incontro di diverse forme d’arte, tra cui quella digitale, performativa, street, urban e la scultura, le scienze naturali, la biologia marina e la tecnologia.

L’intento è quello di aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica e dei privati sullo stato attuale del benessere dei nostri oceani, oltreche informare su inquinamento marino e i cambiamenti climatici. Un’iniziativa che rientra all’interno della cornice della Decade of Ocean Science for Sustainable Development delle Nazioni Unite, ovvero “il decennio del mare”. Dal 2021 fino al 2030, il programma intende guidare i paesi aderenti nel loro percorso di raggiungimento dell’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.

Art4Sea: conoscere il Mediterraneo

Finanziato nell’ambito del Programma Creative europe (Crea) – Call Crea-Cult-2022-Coop, il progetto vuole essere uno strumento per favorire innovazione e accrescere una Ocean Literacy del Mediterraneo. Sarà implementato attraverso il programma Artists-in-Residence su tre piccole isole del Mediterraneo: Ustica, Alonissos e Gozo.

Sette i partner europei coinvolti: 3D Research (società spin-off dell’Università della Calabria), Atlantis Consulting (società di consulting greca), Bashkia Vlore (città costiera in Albania), Agencia Estatal Consejo Superior De Investigaciones Científicas (il più grande centro di ricerca marina spagnolo), Divers Alert Network Europe Foundation (società che fornisce assistenza ai sommozzatori con sede a Malta), iWORLD (società italiana nell’ambito dell’ICT) e Sebastiano Tusa Foundation (fondazione italiana impegnata nella salvaguardia del patrimonio culturale subacqueo).

Art4Sea prevede momenti di co-produzione, tutoraggio e formazione sia di persona che a distanza, una modalità ibrida pensata per unire il bisogno di avere interazioni fisiche con quello di abbassare i costi e l’impatto ambientale risultato dal dover coprire distanze notevoli con una certa frequenza. Una vera chiamata a raccolta creativa che, attraverso il bando Call Artists in Residence, porterà alla selezione di 24 artisti, per costruire insieme un modello di cooperazione internazionale e multidisciplinare. Otto artisti per ogni isola, scelti tra esperti di arte fisica (arte ecologica, scultura, street art, ecc), fisica subacquea (scultura) e digitale (3D, immagini digitali, AI art, ecc), lavoreranno a stretto contatto con la comunità locale, al fine di creare delle opere che siano il risultato di una vera consapevolezza del territorio.

Le tre tappe del progetto

Il progetto prenderà vita a inizio 2024, con una prima fase dedicata alla formazione degli artisti per quanto riguarda la conservazione delle acque e la creazione di opere davvero sostenibili anche in ambito digitale.

La seconda fase, invece, della durata di 7 giorni, è quella che prevede l’effettiva permanenza degli artisti sulle isole, dove avranno l’opportunità di immergersi nella bellezza di questi luoghi e scoprirne la storia e il patrimonio artistico e naturale, partecipando anche a lezioni e workshop e interagendo anche con la comunità locale.

Infine, l’ultima fase della Call avrà luogo nel 2025, quando le opere fisiche realizzate verranno finalmente esposte, integrandole nei paesaggi marini, naturali ed architettonici di Ustica, Alonissos e Gozo e creando, dunque, dei veri e propri musei a cielo aperto e subacquei.

Le opere, sia digitali che fisiche digitalizzate, verranno presentate online, in una mostra virtuale (su web e Metaverso), e fisicamente sulle tre isole e al Vision Multimedia Center di Vlora, in Albania.

I tre luoghi diverranno, tramite Artists in Residence, un vero e proprio punto di riferimento nell’ambito della preservazione delle nostre acque e, si spera, il punto di partenza per molti altri progetti che, come questo, possano sensibilizzare le persone e creare qualcosa di duraturo e davvero sostenibile.

“Innovare per migliorare”: Latina Oggi intervista il Presidente Stefanelli

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Il Sistema Idrico Integrato del Lazio Meridionale è giunto a una svolta: crede che l’ingresso di Italgas sia positivo per il territorio?

I cambiamenti apportano sempre una crescita: per poter innovare un sistema complesso come quello idrico era necessario un passo in avanti. Da anni lavoriamo per innovare le infrastrutture e portare sul nostro territorio nuove tecnologie e metodi di lavoro: grazie ai fondi del PNRR abbiamo sviluppato un programma concreto di crescita, ma siamo consapevoli che per migliorare ulteriormente avremo bisogno di una competenza imprenditoriale e, non di meno, di nuove risorse economiche. È presto per tirare le somme o esprimere pareri, ma la grande esperienza e il know how trasmessa da una multiutility come Italgas apporterà sicuramente un’innovazione al servizio idrico.

Le ho chiesto del “territorio” in merito anche alle diverse realtà municipali. Crede che i Comuni accoglieranno il nuovo protagonista?

Stiamo parlando di un’opportunità che non si limita solo ai rapporti istituzionali: implementare le risorse del sistema idrico significa apportare un miglioramento del servizio per tutta la cittadinanza. Credo che i Comuni siano consapevoli di questo. Ho più volte invitato i Sindaci a esprimersi in merito alla vicenda; ciò che ne è risultato è stata la presa d’atto da parte degli stessi. Non nego che avrei preferito un gradimento e, dunque, una presa di posizione netta, ma torniamo al punto di inizio: questa azione è fondamentale per l’innovazione del territorio.

L’appoggio dei comuni sarà comunque necessario per comunicare con il nuovo soggetto privato.

Questo è un tema importante. Trovare una sinergia tra pubblico e privato sarà una questione che impegnerà tutti i municipi dell’Ambito Territoriale. Da Presidente di Provincia e, soprattutto, dell’EGATO, mi assicurerò che si mantenga un dialogo tra i due soggetti e sceglierò insieme all’intera Conferenza dei Sindaci il miglior modo per costruirlo. Potremmo pensare, per esempio, ad instaurare una cabina di regia, e quindi ad apposite personalità delegate al mantenimento dei rapporti. Questa è la prossima questione da definire.

In una vecchia intervista parlò di un nuovo nome per il sistema idrico. Anche questa è una questione da definire?

Come affermato in passato, si avverte il bisogno di voltare pagina. Dare una nuova identità al servizio, anche nel modo di comunicarlo, potrebbe essere un modo di riflettere l’evoluzione. Questo potrebbe racchiudere in sé un richiamo all’innovazione e alla sostenibilità, che dovranno continuare a essere i due pilastri del nostro lavoro.

Crede che l’ingresso di Italgas sia l’unico cambiamento al quale assisteremo?

Sappiamo che i prossimi mesi saranno fondamentali anche per l’evoluzione dell’Egato. L’approvazione dello Statuto rivelerà anche il futuro dell’Ente. In merito a questo mantengo costanti le posizioni espresse più volte negli scorsi mesi.

Ovvero?

Credo che la richiesta di revisione dello Statuto sia un atto di grande responsabilità. Ciò che è stato richiesto da alcune realtà comunali è che siano rivalutati i termini di rappresentanza all’interno dell’Ente. Ciò significa che questa, secondo chi contesta le attuali disposizioni, dovrebbe essere ripartita in base al numero di abitanti che ogni comune conta. Non sono però dell’idea che ridimensionare i “pesi” possa essere la scelta migliore, né quella più etica. Al contrario, la richiesta è antitetica al principio di solidarietà su cui si è fondato lo stesso Egato, in cui la rappresentanza dei territori è distribuita equamente essendo l’acqua un bene primario.

È una strategia per avvantaggiare alcune municipalità all’interno dell’Ambito Territoriale?

Non voglio affermare che sia mera strategia che, se così fosse, potrebbe aver sbagliato i propri calcoli: ricordiamo, infatti, che i comuni più densamente popolati non sono gli stessi a detenere le principali fonti di acqua del territorio. È fondamentale ricordarsi ciò per non creare contrasti o muoversi secondo singoli interessi. Io reputo che una risorsa preziosa come l’acqua non possa essere giostrata da tornaconti personali, per questo sposo a pieno il principio di solidarietà.

La revisione dello statuto si concentra anche sulla sua figura, quella di Presidente dell’Ente. Si chiede che questo sia rappresentato da uno dei Sindaci dell’Ambito, lei cosa ne pensa?

La questione è più complessa di quanto sembri: le modalità di elezione dei presidenti degli Egato è prevista da una legge Regionale, non è circoscritta soltanto all’Ato 4. Ciò significherebbe impugnare una questione che è più grande del solo territorio pontino. Inoltre, nel maggio 2024 ci sarà la riforma delle Provincie che sceglierà le sorti di determinate questioni. Ad ogni modo, credo che la presidenza dell’Ente sia in capo a quella della provincia per specificità che il singolo municipio – e lo dico da sindaco – non sarebbe in grado di gestire. Parlo, ad esempio, degli alti investimenti economici che occorrono e, soprattutto, del tempo e delle questioni che vedono impegnato l’Ente e che spesso si intersecano con quelle della provincia stessa. Una visione più ampia, come quella che può avere un Presidente di Provincia, è ciò che occorre in certi casi. Non lo dico per interesse personale, ma per chi mi succederà nel ruolo.

Facendo una somma del tutto, quali saranno le sorti del Sistema Idrico Integrato?

Ribadisco, è ancora presto per tirare le somme. Sicuramente continueremo nell’obiettivo primario, quello di rendere ottimale e sempre più innovativa la qualità del servizio pubblico – non dimentichiamo infatti che lo scopo è quello di operare per la cittadinanza. L’ingresso del soggetto privato sarà fondamentale in questo, qualunque siano le sorti amministrative e territoriali dell’Egato. Sulle stesse non posso che ribadire quanto già detto nel mio appello ai sindaci, ricordando quanto sia fondamentale la tempestiva approvazione dello Statuto per consentire il corretto funzionamento dell’Ente.

Il cambiamento climatico sta trasformando il colore dei nostri mari: le acque diventano verdi

Acque verdi

Durante il mese di luglio, un fenomeno bizzarro si è verificato lungo le coste del golfo di Napoli: le acque sono diventate verdi. Dietro quello che potrebbe sembrare un evento a sé stante si nascondono, invece, cambiamenti che stanno toccando tutti i nostri oceani.

Ma cosa è avvenuto?

Acque verdi a Napoli: perché?

Quest’estate, lungo le coste tra Beverello e Mergellina, l’acqua ha improvvisamente tramutato il suo colore in verde. Il fenomeno, nella sua apparente stranezza, è in realtà destinato a manifestarsi ben più spesso di quanto potremmo immaginare.

Per spiegare l’evento, i tecnici dell’ARPAC (Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania), recatisi sul luogo, hanno effettuato un’indagine chimica e biologica dell’acqua.

Dalle analisi è stato possibile escludere una contaminazione da Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, che aveva preoccupato le autorità circa i rischi per la salute.

È emersa, invece, la presenza significativa di una microalga non tossica appartenente al phylum Chlorophyta, classe Prasinophyceae, la cui fioritura spiegherebbe la colorazione verde dell’acqua.

A sua volta la proliferazione della microalga in maniera così cospicua e veloce trova le sue cause in una serie di fattori: dalla presenza di nutrienti come azoto e fosforo (caratteristica della zona), alla crescita delle temperature dei mari (superiore a 28°) fino alla concentrazione anomala di clorofilla nei primi strati superficiali delle acque marine.

Questa concentrazione eccessiva di clorofilla, che ha contribuito all’intorbidimento e alla colorazione intensa del mare, è a sua volta dovuta a un aumento della temperatura dell’aria, accompagnato all’intensità della radiazione solare, entrambi causati dall’alta pressione di origine africana che ha impedito il normale idrodinamismo del Golfo, rendendo le acque più stagnanti. Il cambiamento del colore dell’acqua non è però un fenomeno circoscritto al golfo di Napoli. Al contrario, sembra essere un evento di portata internazionale.

Un fenomeno globale: perché?

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature ha messo a confronto 20 anni di dati satellitari, dimostrando come il 56% degli oceani abbia, ad oggi, cambiato colore.

La causa rilevata è molto simile a ciò che le analisi dell’ARPAC hanno registrato a luglio sulle coste campane: una maggiore densità e distribuzione del plancton, microrganismi ricchi della già citata clorofilla, dovute a loro volta dal riscaldamento delle acque.

Il colore che solitamente associamo all’oceano è determinato dalla capacità delle molecole dell’acqua di assorbire tutte le tonalità eccetto il blu, per questo motivo se si creano delle barriere sulla superficie del mare, come nel caso del fitoplancton, il colore cambia.

Ad accompagnare questo evento, con il riscaldamento degli oceani, le correnti sempre più irregolari e le acque più stratificate, rendendo complesso per le zone calde e le zone fredde mescolarsi. Ciò implica, a sua volta, una maggiore proliferazione di quelle specie di fitoplancton che nei secoli si sono adattate alle acque calde e, in parallelo, la migrazione o l’estinzione di altre specie.

Ovviamente, accanto al riscaldamento generale delle acque, a influire sulla proliferazione del fitoplancton sono anche gli eventi naturali come El Niño (fenomeno climatico periodico che provoca il riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale tra dicembre e gennaio). Gli effetti a lungo termine di questa diffusione di plancton di dimensioni minori sono ancora difficili da individuare con certezza. Ciò che però sappiamo è che, diminuendo le dimensioni delle alghe, diminuirà anche l’efficacia dell’oceano nell’assorbire le emissioni globali di carbonio.

La Casa dei Pesci: quando l’arte preserva la biodiversità

A Talamone, frazione del più noto comune toscano di Orbetello, si è sviluppato un progetto unico nel suo genere, almeno per quanto riguarda le coste della nostra penisola: La Casa dei Pesci, un museo sottomarino contenente circa 40 sculture.

L’organizzazione non profit, che in questi giorni ha catturato l’attenzione generale, nasce da un’idea di Paolo Fanciulli nel 2006. In quell’anno, insieme a diverse associazioni ambientaliste e alla Regione Toscana, l’uomo si attiva per calare sul fondo del Mediterraneo grosse bitte di cemento, un primo deterrente alla pesca a strascico

L’iniziativa, grazie al suo successo, attira fin da subito le attenzioni dei media su Fanciulli, che si trova a fare però i conti con un’ulteriore realtà, quella della mafia locale. È, infatti, la malavita grossetana che si attiva per impedirgli di continuare la sua attività da pescatore, sperando di far desistere – seppur senza successo – l’uomo. 

Fanciulli, che fin da ragazzo pesca in quelle zone, inizia a opporsi a questa pratica già negli anni ‘80 a causa degli evidenti effetti negativi non solo sul fondale marino ma anche sui piccoli pescatori locali. Proprio per questa ragione, piuttosto che rinunciare al suo obiettivo, insieme all’amico Ippolito Turco, attuale presidente de La Casa dei Pesci, ampliano ulteriormente il loro progetto. Con la speranza di attirare maggiore attenzione ed estendersi oltre le coste di Talomone, i due decidono di includere nell’iniziativa una serie di artisti disposti a creare delle sculture da posizionare sul fondale. 

Per riuscire nella loro impresa, si rivolgono in primo luogo alle cave di Carrara, nella speranza di ottenere alcuni blocchi ma, ben oltre le loro iniziali speranze, Franco Barattini, alla guida della famosa cava Michelangelo, ne dona all’organizzazione ben cento. 

Da quel momento una serie di scultori, tra cui la britannica Emily Young e gli italiani Massimo Catalani, Giorgio Butini, Massimo Lippi e Lea Monetti, come anche altri nomi nazionali ed internazionali, iniziano a realizzare le opere. Oggi se ne contano 40 concluse e altre 12 attualmente in attesa di raggiungere i fondali – che è possibile visitare tramite immersioni solitarie o organizzate. 

ll progetto vuole ispirare la Penisola. La pesca a strascico, pratica che in Italia è illegale entro tre miglia dalla costa o laddove la batimetria è superiore a 50 metri, è infatti tra le pesche più dannose per l’ecosistema poiché danneggiando il fondale ne mette a repentaglio la biodiversità. 

Ad esempio, specie come la Posidonia Oceanica, pianta marina indispensabile per la vita di moltissime specie e in grado di assorbire 15 volte il quantitativo di anidride carbonica assorbito da un’area della stessa dimensione della foresta Amazzonica, continuano a essere  devastate da questa pratica e difficilmente torneranno ad accrescere la loro diffusione. 

Per questo progetti come La Casa dei Pesci, congiunti in una collaborazione diffusa tra pescatori, cittadini e industrie, potranno nel lungo periodo lavorare per la salute dei mari e il ripopolamento dei loro fondali.

Tecnologia satellitare: monitorare la risorsa idrica dall’alto

Tecnologia Satellitare

Egato 4 Latina, grazie al progetto “Global Water Evolution”, sarà in grado di monitorare le variazioni e le perdite idriche presenti sul territorio grazie a una tecnologia di tipo satellitare. In particolar modo, Il rilievo topografico sarà essere eseguito da personale di provata capacità ed esperienza e condotto tramite l’utilizzo di tecnologia SAR e di strumentazione GPS da utilizzarsi in modalità base+Rove.

Che cosa significano questi nomi?

Il monitoraggio satellitare

La tecnologia di monitoraggio satellitare delle reti idriche si basa sull’utilizzo di satelliti in orbita intorno alla Terra per raccogliere dati e informazioni relative alle risorse idriche. Questa tecnologia è particolarmente utile per monitorare l’uso sostenibile dell’acqua, identificare le zone con problemi di disponibilità idrica e gestire in modo efficiente le reti di distribuzione.

Esistono varie strumenti che permettono rilevazioni di tipo satellitare. Per il territorio pontino sono state scelte due tipi di tecnologie:

  • SAR (Synthetic Aperture Radar) – ampiamente utilizzata per ottenere immagini dettagliate della superfice terreste. I suoi dati sono rilevati grazie all’emissione di impulsi radar e alla misurazione dei segnali riflessi dalla terra per comprendere le caratteristiche delle superfici. Proprio per tale ragione, questo tipo di tecnologia viene solitamente impiegata per individuare potenziali perdite occulte nella rete idrica: le variazioni nella superficie del terreno, infatti, possono essere indicative di perdite sotterranee. Inoltre, grazie alle immagini SAR, è possibile monitorare i cambiamenti e le variazioni dei livelli di acqua nei diversi corpi idrici (fiumi, laghi, ecc); 
  • GPS (Global Positioning System) – è un tipo di tecnologia che permette un monitoraggio capillare e di elevata precisione attraverso l’invio di segnali radio. Questa utilizza una serie di satelliti GPS che, circondano la terra e inviando segnali ai sui ricevitori, determinano la posizione precisa di punti di interesse. Questi possono essere configurati in modalità base, quindi attraverso una postazione fissa, o con un cosiddetto ricevitore Rover che può essere spostato in diverse posizioni. La congiunzione base+Rover permette al secondo ricevitore di utilizzare le informazioni e le correzioni del primo per calcolare con più alta precisione la zona di interesse. I rilevatori GPS, inoltre, sono in grado di rilevare il movimento delle risorse idriche, misurando in tempo reale la variazione della velocità e la direzione delle stesse.

I due sistemi, seppur lavorano in modi complementari con scopi che si differenziano tra loro, possono coadiuvarsi per determinare numerosi vantaggi.

I vantaggi delle tecnologie satellitari

L’utilizzo congiunto della tecnologia SAR e del sistema GPS può apportare diversi vantaggi al monitoraggio delle reti idriche. Queste tecnologie combinano la capacità di ottenere immagini dettagliate e informazioni precise sulla posizione, contribuendo a una gestione più efficiente e sostenibile delle risorse idriche.

In particolare, l’utilizzo dei due strumenti permette un più ampio e corretto monitoraggio dei corpi idrici: le immagini SAR possono rilevarne i cambiamenti, mentre i dati GPS possono aggiungere a queste informazioni dettagliate sulla direzione e l’andamento dei flussi di acqua. Ciò permetterà una migliore gestione delle risorse naturali, in particolar modo prevedendo la possibilità di siccità o carenze di acqua. Inoltre, le immagini satellitari possono monitorare l’innalzamento dei livelli di acqua in caso di forti piogge e inondazioni, permettendo un intervento tempestivo in caso di emergenze.

I vantaggi delle tecnologie satellitari si estendono anche alle infrastrutture idriche come dighe, canali e condutture. Grazie alle immagini SAR, possono essere monitorate, infatti, le variazioni nella superficie del terreno sopra le linee delle tubazioni, un indice di perdita nel sottosuolo. L’uso congiunto di dati GPS può aiutare a localizzare con precisione le aree colpite.

Sempre riguardo alle infrastrutture, la congiunzione delle due tecnologie permette non solo il monitoraggio, ma anche la pianificazione del territorio: i dati raccolti possono essere utilizzati per pianificare la distribuzione ottimale delle risorse e per valutare eventuali effetti ambientali dei progetti in via di costruzione nelle vicinanze alle reti idriche.

Infine, non meno importante è la possibilità di rilevare anomalie chimiche o contaminazioni direttamente dalle immagini satellitari, le quali indicano la posizione esatta delle aree inquinate per permettere un corretto intervento sulle stesse.

Ponza e Ventotene: disposti 6 milioni di euro per gli impianti di depurazione. Gli interventi riguarderanno oltre 4 mila cittadini

Lunedì 21 agosto – Dopo l’esito favorevole ottenuto lo scorso luglio, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha disposto i fondi per l’implementazione degli interventi negli impianti di Ponza e Ventotene.

Le proposte presentate per le due infrastrutture sono risultate ammissibili ad essere finanziate tra le oltre 300 candidature presentate. Queste prevedranno il potenziamento dell’impianto di depurazione Giancos (Ponza) e l’adeguamento funzionale dell’impianto di depurazione nella località Faro (Ventotene) per una somma totale di più di 6 milioni di euro.

In particolare, i due progetti rientrano nelle proposte attuative della Misura M2 C4 (inerente a investimenti in fognatura e depurazione per la tutela della risorsa idrica) disposta grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

“Al più presto verranno disposti i finanziamenti per due dei territori dell’ATO4 – afferma Gerardo Stefanelli, Presidente di Egato 4 Lazio Meridionale –. È un passo fondamentale per migliorare la qualità e la tutela della risorsa idrica. I due progetti andranno a interessare oltre 4 mila cittadini e un numero altrettanto ampio di turisti, per questo ringraziamo il Ministero per la fiducia”.

Mediterraneo e crescita della temperatura: è un segnale di allarme? 

Temperatura mediterraneo

Con il 2023 abbiamo raggiunto la più alta temperatura mai registrata delle acque superficiali del Mediterraneo. Un picco che raggiunge i 28,4 °C, superando la soglia storica di 28,25 °C registrata nell’agosto del 2003. I dati, registrati dal Servizio europeo per i cambiamenti climatici di Copernicus (C3S), rappresentano una sinesi dell’innalzamento delle temperature che, proprio in questi mesi, ha fatto sì che venisse introdotto nel linguaggio mediale il concetto di “ebollizione globale”. 

Ma quali sono le ragioni dietro il surriscaldamento del mare e degli oceani e quali le sue conseguenze?

Aumenta la temperatura del Mediterraneo: come è possibile?

I picchi registrati durante l’estate del 2023, in particolare nell’Europa Meridionale, si sono tradotti nell’innalzamento delle temperature del Mare Nostrum.  

Tra le principali motivazioni troviamo la crescita delle concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, principalmente di anidride carbonica (CO2) derivata dalle attività umane. L’ossidazione di combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas naturale) per la produzione di energia, infatti, emettono grandi quantità di CO2 nell’atmosfera. Inoltre, le attività agricole e alcuni processi industriali producono grandi quantità di metano e ossido nitroso, altrettanto nocivi se rilasciati in grandi quantità. 

Questi gas intrappolano il calore proveniente dal sole nell’atmosfera terrestre, amplificando l’effetto serra naturale e provocando un aumento della temperatura globale. Poiché gli oceani e i mari, per natura, assorbono e distribuiscono il calore nel sistema climatico, l’innalzamento dei gradi centigradi ha esiti negativi sul clima del pianeta e sui suoi ecosistemi. 

Quali saranno le conseguenze?

Per avvertire le conseguenze del surriscaldamento dei mari non dovremo guardare a un futuro lontano: in realtà, queste sono visibili già da molti anni e continuano ad amplificarsi e a rendersi sempre più evidenti. 

Se, come anticipato, mari e oceani sono responsabili di regolare il clima globale, allora non sorprende constatare come le più importanti anomalie ad oggi registrate abbiano avuto un impatto sul rischio di nubifragi, sullo sviluppo di piccoli uragani, tifoni e “bombe d’aria“. Come evidenziato dal Scientific Reports di Nature, l’interazione aria-mare influenza il sistema di precipitazione, il suo ciclo di vita, la sua severità e la velocità di propagazione. 

Ma quelle metereologiche non sono le uniche conseguenze. Tra i primi e più evidenti effetti del riscaldamento dei mari troviamo, infatti, il rapido scioglimento dei ghiacci polari e delle calotte glaciali. Questo evento ha portato all’innalzamento dei mari, minacciando le comunità costiere e le infrastrutture. Uno studio condotto dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) ha mostrato che, nel territorio pontino, il lido di Latina, le spiagge di Sabaudia e le zone umide del Parco Nazionale del Circeo rischiano di finire sotto acqua entro la fine del secolo

Non da meno sono gli esiti registrati sull’habitat e sugli ecosistemi. Molte specie animali sono costrette a spostarsi verso zone più fredde per sopravvivere, mettendo a repentaglio la biodiversità. In particolare, a essere sempre più vulnerabili ai cambiamenti troviamo i coralli, minacciati dal fenomeno di “sbiadimento”, o i molluschi e alcune specie di plancton che, a causa dell’acidificazione delle acque dovuta alla crescita della temperatura, vedono danneggiati i propri gusci. A sua volta, questo fenomeno può generare un pericoloso circolo vizioso, basti pensare che, proprio queste specie sono alla base della dieta di molti animali che abitano i mari.

Il cambiamento climatico implica un cambio di passo

La sfida che ci troviamo ad affrontare è molto grande: richiede un impegno totale e congiunto. Ridurre le emissioni di gas serra diventa, dunque, fondamentale. Questo è possibile anche attraverso alcune iniziative autonome come la transizione verso energie rinnovabili, il passaggio ad una mobilità sostenibile e l’integrazione di piccoli gesti di cura e rispetto verso l’habitat che ci circonda. Solo con azioni concrete e costanti, infatti, possiamo sperare di invertire un processo tutt’ora in corso e proteggere l’ambiente marino e terrestre.

Noise Logger: intervenire grazie al “rumore”

Noise logger

Grazie al progetto “Global Water Evolution”, Egato 4 Lazio Meridionale – Latina introdurrà l’utilizzo di diversi metodi di pre-localizzazione nella ricerca di perdite occulte. Tra questi, sarà incluso un sistema di monitoraggio del rumore attraverso la tecnologia noise logger che permetterà di migliorare sensibilmente la capacità di individuare le perdite occulte.

L’istallazione includerà circa 4 o 5 dispositivi per chilometro (su un totale di 80 chilometri di rete coinvolti); ma quale sarà il loro funzionamento?

La tecnologia “noise logger”

Il noise logger per sistemi idrici è un dispositivo per il monitoraggio acustico delle reti di distribuzione dell’acqua composto principalmente da tre elementi:

  • Un accelerometro, sensore utilizzato per rilevare le frequenze sonore;
  • Un’unità di registrazione dei dati;
  • Un sistema di radio ricetrasmittente per l’invio degli stessi a un’unità centrale separata.

Il dispositivo viene installato all’interno del sistema idrico per rilevare e registrare il rumore generato dal flusso dell’acqua ed è utilizzato sia per raccogliere dati in operazioni di controllo occasionali, sia per un monitoraggio di lunga durata o permanente.

Come avviene l’intervento? Dall’istallazione al monitoraggio

Nella primissima fase di installazione, il dispositivo viene posizionato all’interno della rete di distribuzione idrica. Questo può essere fissato sia sulla superficie esterna della tubazione sia direttamente all’interno della tubatura. Una volta collocato, inizia a registrare i rumori generati dal flusso d’acqua, riuscendo da questi a individuare suoni anomali o irregolarità laddove presenti perdite, rotture o problemi di diversa natura.

Una volta individuato il rumore e dopo aver rilevato i dati necessari, il noise logger riesce a trasmetterli in tempo reale a un sistema centrale di monitoraggio grazie a un tipo di comunicazione wireless. In questo modo, gli operatori riusciranno ad avere un immediato quadro delle condizioni della rete idrica, riuscendo a intervenire tempestivamente.

I suoi vantaggi

I vantaggi offerti da questo tipo di tecnologia sono numerosi e incidono tanto sulla salute dell’ambiente quanto sull’efficienza nella gestione delle reti di distribuzione delle acque.

Una delle prime opportunità offerte dai noise logger è il rilevamento precoce delle perdite: attraverso il monitoraggio costante del flusso di acqua, è possibile rintracciare anomalie o perdite nella rete idrica in uno stadio precoce. Ciò permette di intervenire tempestivamente per ridurre gli sprechi. Così facendo, i dispositivi consentono di preservare la risorsa idrica e prevenire i danni che le perdite incontrollate potrebbero causare al suolo. Inoltre, la tecnologia riesce a individuare l’esatto punto in cui incorre il problema, permettendo agli operatori di effettuare interventi mirati riducendo, dunque, le interruzioni del servizio. Oltretutto, attraverso l’utilizzo di questa tecnologia si è in grado di migliorare l’efficienza del sistema idrico, ottimizzando i flussi d’acqua nelle tubature, programmando attività di manutenzione preventiva e riducendo i costi operativi richiesti dalla rete.

Pubblicato il bando per la formazione di operatori economici in ambito di collaudo e verifica di conformità

L’EGATO 4 Lazio Meridionale – Latina ha avviato una procedura di selezione per la formazione di un elenco di operatori economici interessati all’affidamento di incarichi professionali di collaudo e/o verifica di conformità in corso d’opera, nell’ambito di vari interventi del Gestore del S.I.I. (Acqualatina S.p.A.).

Il termine ultimo per l’invio della domanda, corredata della documentazione necessaria, sarà entro e non oltre le ore 23:59 del 06 agosto 2023.

I requisiti di ammissione e la documentazione sono consultabili e reperibili dal sito della PA digitale o ai seguenti link: